La mangrovia è una formazione vegetale (o forestale), costituita da piante prevalentemente legnose, che si sviluppa sui litorali bassi delle coste marine tropicali, in particolare nella fascia periodicamente sommersa dalla marea. Il WWF considera la mangrovia come un bioma, una delle quattordici maggiori tipologie di habitat in cui viene suddiviso il globo terrestre. Il termine mangrovia viene inoltre spesso impropiamente impiegato come nome comune di alcune singole specie arboree rappresentative di tale formazione vegetale.
Le mangrovie (o “foreste a mangrovia”) sono normalmente costituite da quattro fasce parallele alla linea di costa: la prima è formata da piante quasi perennemente sommerse, la seconda (la mangrovia per antonomasia, formata in prevalenza da specie del genere Rhizophora) viene invasa regolarmente dall’alta marea, la terza è formata da arbusteti e viene sommersa solo dalle alte maree maggiori, infine la quarta, formata da specie arbustive e arboree alòfile, non viene mai sommersa e ha un suolo con minore contenuto salino. Non sempre, però, le ultime due fasce sono presenti.
La caratteristica morfologica che distingue le mangrovie, e cioè la presenza di “radici accessorie” che sollevano il tronco dal fango, si riscontra solo nella seconda e raramente nella terza fascia. Si stima che nel mondo le mangrovie ricoprano una superficie di circa 150.000 km², di cui la maggior parte si trova in Asia.
Le specie che vivono nelle mangrovie sono altamente specializzate per potere sopportare e anzi utilizzare a proprio beneficio l’acqua salmastra delle lagune costiere, o salata del mare. L’eccesso di sale viene poi eliminato mediante ghiandole poste sulle foglie che essudano acqua salata. La forma è adattata anche per potere germogliare in un ambiente spesso battuto dalle onde e periodicamente allagato dal ciclo delle maree. Le forme più lussureggianti si trovano nelle zone interessate da correnti di acqua dolce che confluiscono per infiltrazione o percolazione in mare (paludi o acquitrini costieri), oppure direttamente agli estuari dei fiumi. Un ulteriore fattore impegnativo per le piante è la scarsa ossigenazione del suolo, che risulta inoltre quasi sempre instabile.
La riproduzione può essere per via agamica, ma principalmente è per via sessuale. Un esempio peculiare di riproduzione ci è offerto da Rhizophora, un genere comprendente specie vivipare, cioè anziché rilasciare semi nel suolo rilascia plantule o propaguli (germinate però da seme sulla pianta) che così arrivano al suolo già formate, cosicché, dato il suolo instabile, le probabilità di attecchimento sono maggiori.
Data la peculiarità della situazione di ambiente a mangrovia, i siti adatti sono uniformemente colonizzati da vegetazione di tale tipo, non avendo in pratica competitori se non marginali di altre vegetazioni. Il biotopo a mangrovia ha comunque sviluppato forme animali di diverso tipo (dagli insetti, anfibi, rettili ed uccelli) che si sono adattati e specializzati per tale ambiente esclusivo. Un esempio ne è il granchio rosso delle mangrovie, per l’appunto. A causa della discontinuità sia dell’ambiente biotopico (sommerso/asciutto), che della consistenza e continuità biocenotica, nonché per altre considerazioni strutturali e funzionali, non vi è accordo nel definire quello della mangrovia un ecosistema in senso pieno.
Le mangrovie sono diffuse nelle zone tropicali e subtropicali di entrambi gli emisferi, lungo le coste di America del nord, America del sud, Africa, Asia e Oceania. In genere le mangrovie che si sviluppano sulle coste dell’oceano Indiano e della parte occidentale del Pacifico sono le più ricche in specie, mentre quelle delle Americhe e delle coste orientali dell’Atlantico sono caratterizzate da un numero di specie inferiore. Nell’ecozona paleartica non è presente il bioma delle mangrovie.
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