Il nostro popolo era ridotto alla disperazione, in uno stato pietoso.
Ma proprio agli inizi di quell’estate, quando tornai dalla terra di là dall’acqua grande (1889), erano arrivate notizie strane da ovest, e la gente ne parlava e ne parlava. La notizia raggiunse gli Oglala prima di tutti, e sentii dire che ci era stata trasmessa dai Shoshone e dagli Arapahoe. Alcuni ci credevano e altri non ci credevano. Queste notizie dicevano che laggiù, lontano nell’Ovest, in un luogo vicino alle grandi montagne che sorgono prima di arrivare all’acqua grande, c’era uno stregone tra i Paiute il quale aveva parlato con il Grande Spirito in una visione, e il Grande Spirito gli aveva detto come fare per salvare i popoli indiani, per far scomparire i Wasichu (i Bianchi) e far ritornare tutti i bisonti e tutte le persone che erano morte, e come ci sarebbe stata una nuova terra. Prima del mio ritorno, la gente si era radunata per parlare di questo, e aveva mandato tre uomini, Tuono Buono, Orso Coraggioso e Petto Giallo, perché vedessero quello stregone con i propri occhi e accertassero se quel che dicevano di lui era vero. Così questi tre uomini avevano fatto il lungo viaggio verso ovest, e l’autunno dopo il mio ritomo a casa ritornarono anche loro con notizie meravigliose per gli Oglala.
I tre uomini dissero che erano andati lontano lontano e infine erano giunti a una grande vallata pianeggiante vicino alle ultime grandi montagne, prima di arrivare all’acqua grande, e lì avevano visto il Wanekia (Salvatore), il quale era figlio del Grande Spirito, e avevano parlato con lui. I Wasichu lo chiamavano Jack Wilson, ma il suo nome era Wovoka.
Wovoka gli disse che stava per arrivare, proprio come una nuvola, un altro mondo. Sarebbe arrivato da ovest, in un grande turbine, e avrebbe distrutto tutto questo mondo, che era vecchio e morente. In quell’altro mondo c’era abbondanza di cibo, come nei tempi andati; in quel mondo tutti gli indiani morti erano vivi, e tutti i bisonti che erano stati uccisi correvano di nuovo per le praterie.
Nel corso di quell’inverno molti vollero sapere qualcosa di più su quello stregone e il nuovo mondo che stava per arrivare; perciò mandarono altri uomini, per saperne tutto quel che si poteva sapere.
Arrivata la primavera (1890) sentii dire che quegli uomini erano tutti ritornati e dicevano che era tutto vero. Io non andai a questo raduno, ma sentivo le chiacchiere, che erano su tutte le bocche, e la gente diceva che era veramente il figlio del Grande Spirito, quello laggiù. Quado era sceso tra i Wasichu, moltissimi anni prima, l’avevano ucciso; ma questa volta era venuto tra gli indiani, e non ci sarebbero stati Wasichu nel nuovo mondo che stava per arrivare come una nuvola in un turbine, e distruggere la vecchia terra che moriva. Dicevano che questo sarebbe successo alla fine dell’inverno, non appena fosse riapparsa l’erba (1891).
Sentii raccontare molte cose meravigliose sul Wanekia, che questi uomini avevano visto e udito, ed erano uomini eccellenti. Poteva far parlare gli animali, e una volta, mentre questi uomini erano con lui, aveva evocato una visione di spiriti e tutti l’avevano vista. Avevano visto un’acqua grande, e di là dall’acqua grande c’era una bella terra verde dove tutti gli indiani che erano mai vissuti e tutti i bisonti e gli altri animali tornavano a vivere tutti insieme. Poi il Wanekia, dissero, aveva fatto sparire la visione, perché non era ancora arrivato il momento. E un’altra volta il Wanekia si tolse il cappello e gli disse di guardarci dentro; e quando guardarono tutti, tranne uno, videro dentro il cappello il mondo intero, e tutto ciò che è meraviglioso. Ma quell’altro ci vedeva, raccontarono, soltanto l’interno del cappello.
Tuono Buono stesso mi disse che, grazie al potere del Wanekia, era andato in una tenda di pelli di bisonte, dove suo figlio, morto da molti anni, viveva con sua moglie, e avevano conversato a lungo insieme.
Dopo un po’ di tempo sentii dire che a nord di Pine Ridge, presso la sorgente del torrente Cheyenne, Orso-che-scalcia aveva celebrato la prima Danza degli Spiriti, e che quelli che avevano danzato avevano visto i loro parenti morti e parlato con loro. Poco dopo sentii dire che danzavano presso il Wounded Knee, proprio sotto Manderson.
Tuono Buono mi prese per un braccio, Orso-che-scalcia per l’altro, e cominciammo a danzare. La canzone che cantammo era questa:
Chi credete che sia colui che arriva?
È uno che cerca sua madre!
Era quel che i morti cantavano quando entravano nell’altro mondo e cercavano i loro parenti arrivati prima di loro.
Durante la notte pensai all’altro mondo, e pensai che il Wanekia in persona era lì con il mio popolo, e forse l’Albero Sacro della mia visione era già fiorito, laggiù, e la mia visione si era avverata. Al centro della terra mi avevano mostrato tutte le cose buone e belle, in un grande cerchio di pace, e forse questa terra della mia visione era dove tutto il mio popolo si stava avviando, e là sarebbero vissuti tutti, prosperi, dove non c’erano Wasichu, né ci sarebbero mai potuti essere.
Prima di cominciare a danzare, il giorno dopo, Orso-che-scalcia innalzò una preghiera, e disse: «Padre, Grande Spirito, guarda questa gente! Oggi andranno a trovare i loro parenti, e in quel luogo saranno felici, un giorno dopo l’altro, e la loro felicità non avrà mai fine!».
A quanto si diceva, gli indiani si erano messi a danzare dappertutto.
La gente aveva fame ed era disperata, e molti credevano nel mondo nuovo e migliore che si annunciava. I Wasichu ci davano meno della metà del bestiame da macello che ci avevano promesso nel trattato e inoltre quel bestiame era molto misero. All’inizio la nostra gente non voleva accettare quelle bestie perché erano così poche e così misere. Ma alla fine dovettero prenderle, per non morire di fame. Così ricevevamo più menzogne che bestiame, e non potevamo mangiare le menzogne. Quando l’agente ordinò al nostro popolo di non danzare più, i cuori si amareggiarono.
Il 29 dicembre 1890 le danze e le visioni cessano tra le fucilate a Wounded Knee.
Lassù morì il sogno di un popolo. Era un bel sogno.
Quanto a me, l’uomo a cui fu concessa in gioventù una così grande visione, adesso mi vedete ridotto un vecchio pietoso, che non ha fatto proprio niente, perché il cerchio della nazione è rotto e i suoi frammenti sono sparsi. Il cerchio non ha più centro, e l’albero sacro è morto.
Tratto da: Alce Nero parla, Adelphi, Milano, 1968